Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male by Giorgio Nardone

Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male by Giorgio Nardone

autore:Giorgio Nardone [Nardone, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862204194
Amazon: 8862204191
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2011-10-02T00:00:00+00:00


Luca era un ragazzino decisamente felice: andava bene a scuola, aveva molti amici con cui si divertiva giocando a calcio, a pallavolo, o a basket. Un giorno, però, la madre, parlando con il medico di famiglia, avanzò il dubbio se fosse meglio far praticare a Luca uno sport con assiduità o lasciarlo giocare senza uno scopo preciso. Il dottore, rifacendosi alle proprie competenze mediche, sostenne che per la salute del bambino sarebbe stato meglio praticare con regolarità uno sport. A tale risposta chiara e diretta la donna replicò con un’altra domanda: «Quale sarebbe lo sport migliore per lui?» Il medico, sollecitato dal quesito, disse: «Per il vigore e l’armonia del corpo il nuoto sarebbe il ‘meglio’, ma ci sono i problemi delle infezioni nelle piscine, del passaggio dal caldo al freddo in inverno, con il rischio di ammalarsi; il calcio, invece, diverte e aiuta a imparare a cooperare con gli altri, ma non è completo per la costituzione di un corpo davvero equilibrato, e c’è il rischio che per rincorrere il sogno di diventare un campione Luca trascuri gli studi; il basket è più completo del calcio da un punto di vista della sollecitazione articolare e muscolare, ma deforma la postura e il modo di camminare. Certo la ginnastica artistica è completa, ma richiede molto impegno ed è troppo selettiva, a cui si aggiunge il rischio della calcificazione eccessiva delle muscolature e la connessa riduzione della crescita in altezza. Insomma, non è facile capire quale sarebbe la scelta migliore! I ragazzi dovrebbero anche essere liberi di scegliere... mio figlio, per esempio, ha scelto il tennis, anche se sappiamo che non è uno sport adeguato per una sana costituzione fisica, in quanto una parte del corpo si sviluppa più dell’altra creando asimmetria delle spalle, braccia e torace e spesso una conseguente scoliosi».

La madre, che cercava certezza, se ne andò con incertezze e dubbi ancora più profondi, ma di una cosa era sicura: nel dubbio che, senza praticare regolarmente uno sport Luca non potesse crescere nel modo migliore, avrebbe comunque praticato uno sport. Il ragazzino tentò di opporsi a questa imposizione, ma la madre non cedette, e anche il padre si mostrò contento all’idea che il figlio si dedicasse con passione a un’attività sportiva.

Il povero Luca si trovò così nella condizione di dover accettare qualcosa che non aveva scelto e, per giunta, di dovervisi appassionare. Per gli esperti di paradossi questo è tipico: «Devi fare questo perché io te lo impongo e ti deve piacere!» Il risultato è che non si può non provare avversione per qualcosa che ci deve obbligatoriamente piacere.

Tuttavia, la tortura per Luca non si limitò a questo: i genitori, nell’incertezza su quale fosse l’attività sportiva migliore, pretesero che fosse proprio il figlio a scegliere. Come dire: «Scegli tu la condanna che preferisci».

Luca iniziò a dedicarsi al calcio, ma dopo poco tempo si sentì rifiutato e messo in disparte sia dall’allenatore che dai compagni di squadra perché non abbastanza bravo. La madre, vedendolo in crisi, gli consigliò di cambiare



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